Palazzo Vecchio

Vallagarina

La prima menzione diretta del Palazzo Vecchio risulta molto tarda e si trova in un inventario stilato nel 1647 per stabilire quali fossero i possedimenti feudali della estinta casata dei Busio-Castelletti, fino a quel momento detentori delle fortificazioni di Nomi.
Il Palazzo Vecchio sorge leggermente defilato rispetto al centro del paese, al di sotto dello sperone roccioso dominato fino alla fine del Quattrocento dal Castello di Nomi.
La documentazione relativa alla struttura risulta assai lacunosa, ma sappiamo che nel 1500 Massimiliano I d’Asburgo concede l’investitura feudale del dosso e del Castello di Nomi a Pellegrino Busio-Castelletti, figlio di Pietro, milanese di grande fama a Trento perché divenuto console cittadino. Nel 1507 il principe vescovo Giorgio Neideck conferma il feudo a Pellegrino, sottolineando la scomparsa del castello che un tempo si ergeva sul dosso della Corona.
Pur non trovando riscontri nelle fonti scritte, l’origine della struttura sarebbe da ricercare nei secoli finali del Medioevo, come sembra indicare la presenza di alcuni elementi arcaici. Si ritiene che questo primo nucleo dai caratteri più marcatamente militari avrebbe poi assunto, dalla prima metà del Cinquecento sotto Pietro Busio, figlio di Pellegrino, i caratteri di residenza nobiliare fortificata. Travagliate risultano le vicende dei proprietari del palazzo: nel 1525 i contadini rivoltosi attaccano la residenza, catturarono Pietro e, dopo una sentenza pubblica, lo condannano al rogo, sostenendo di aver agito su istigazione di Giovanni Francesco Lodron, la cui famiglia era stata coinvolta in precedenti dissidi con il Busio; più tardi Teodoro, figlio di Pietro, compie un duplice omicidio, nel quale uccide la moglie sospettata di adulterio; il nipote di Teodoro, Dario, ritenuto il più illustre membro della casata, viene colpito più volte da pene di morte e di bando. Nel 1646, estintasi la casata, le proprietà, tra cui Palazzo Vecchio, passano all’arciduca d’Austria Ferdinando Carlo. Il feudo di Nomi viene poi venduto nel 1650 a Michele Fedrigazzi, la cui famiglia amministra i beni feudali della zona finché nel 1817 Marianna, ultima discendente, viene data in sposa a Sigismondo Moll, la cui famiglia prende il controllo dell’intero territorio di Nomi.
Tipico esempio di residenza nobiliare fortificata, oggi si presenta in ottime condizioni, anche grazie ai restauri operati tra il 1979 e il 1982, che hanno permesso di riportare alla luce alcuni affreschi. Il complesso, recintato dall’antica cortina muraria merlata, è composto da diversi edifici affacciati sulle quattro corti interne. Affreschi e decorazioni si affiancano al raffinato gusto rinascimentale espresso dall’architettura della loggia interna e dagli ampi portali cinquecenteschi che collegano gli spazi dei cortili. Notevole interesse suscita la cosiddetta Torre del Busio, il torrione cilindrico all’interno del quale si rinchiuse il signore del palazzo per sfuggire alla violenza dei contadini che avevano assalito la sua residenza.

A. GORFER, I Castelli del Trentino, vol. IV. Trento 1994.

  • Tipologia: Residenza fortificata
  • Localizzazione: Vallagarina
  • Comune: Nomi

GALLERY

LOCALIZZAZIONE

Una torretta situata all’interno del palazzo prende il nome di torre della ghigliottina: Secondo la tradizione infatti, in quello spazio venivano decapitati i condannati a morte, e una scanalatura presente in uno dei muri della torre sarebbe l’indizio della posizione in cui veniva apprestato il tremendo strumento.

  • Tipologia: Residenza fortificata
  • Localizzazione: Vallagarina
  • Comune: Nomi