La prima fonte documentaria consiste nell’atto di concessione per la costruzione del castello datato al 1311.
Edificato su di uno sperone roccioso sulle rive dello Sporeggio, poco distante dal paese di Spormaggiore, è il più meridionale dei castelli della Val di Non.
Il termine “Belfort” deriva dalla posizione fortificata. L’inaccessibilità, decantata dal nome, non risulta confermata dall’effettiva collocazione, non particolarmente efficace dal punto di vista difensivo; un lato è naturalmente protetto da una parete rocciosa a strapiombo, mentre l’altro è pericolosamente esposto.
Nasce come sede amministrativa e di controllo stradale in seguito all’autorizzazione concessa a Tissone di Altspaur da parte del conte del Tirolo Enrico, re di Boemia e Carinzia.
Nel 1350 passa a una famiglia di Bolzano, i Reifer, che ne detengono il controllo fino al 1470 con due periodi d’interruzione: nel 1409, quando il castello passa a Enrico di Rottenburg, e tra 1416 e 1454, quando gli Spaur lo occupano con la forza. L’edificio viene espugnato e saccheggiato e il proprietario Gasparo Reifer catturato e portato alla torre di Castel Valèr.
Nel 1525 l´edificio resiste agli assedi della la guerra rustica, l’insurrezione popolare scatenata dall’aversione nei confronti dello strapotere dei nobili.
Dopo i Reifer la proprietà passa a varie famiglie aristocratiche, tra le quali si ricordano i Saracini che, nel XVIII secolo, ricostruiscono quasi totalmente il castello, profondamente danneggiato da un incendio avvenuto nel 1670. In tale occasione vengono abbattuti i fabbricati interni lasciando intatta soltanto la torre; nello spazio ricavato viene costruito un vasto palazzo di gusto barocco.
Nel 1785 la giurisdizione di Belfort è abolita e unita a quella di Sporo-Flavon, con sede a Spormaggiore, e il castello è abbandonato. Le invasioni napoleoniche incrementano il declino della fortezza, e la rovina definitiva viene sancita, come anche per Castel Beseno, dall’asportazione del tetto verso la metà dell’Ottocento.
La struttura, allo stato ruderale, conserva intatto l’ampio portale d’ingresso settecentesco, i resti della torre quadrata, di origine medievale, e quelli del vasto palazzo d’abitazione. Gli apprestamenti difensivi precedono, in successione, gli spazi residenziali, secondo un’impostazione comune ad altri contesti trentini.
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