Bastia di Baticler

Un documento del 1447 stabiliva che la fortificazione, chiamata buso di Betiklér, fosse concessa in feudo a Giorgio e Pietro Lodrón.
Situata sul versante sud del Monte Amalo, nei pressi di Preore, rappresenta un tipico esempio di fortificazione in grotta, il cui compito fu quello di controllare l’importante strada che attraversava la Val Rendena.
Chiamati con diversi nomi - busi, corone, covéli, bastie – in età medievale questi siti fortificati furono molto diffusi in tutto l’arco alpino centro-orientale. Avevano il vantaggio di poter controllare efficacemente le aree di competenza e di poter altresì contare su delle difese pressoché inespugnabili grazie alla loro posizione, sebbene ciò comportasse un notevole disagio soprattutto da un punto di vista residenziale, motivo per cui furono solitamente abbandonate sul finire del medioevo.
Una volta divenuto feudo dei Lodrón, la Bastia di Baticler entra a far parte della scacchiera strategica su cui giocava l’ambiziosa famiglia delle Giudicarie. Pur essendo vassalli vescovili, infatti, a quell’epoca i Lodrón erano fedeli alleati di Venezia. Proprio dalla Serenissima giunge, nel 1487, il suggerimento di fortificare il sito, evidentemente ritenuto d’importanza strategica nella guerra che Venezia stava combattendo contro il principato vescovile di Trento. Durante la Bauernkrieg, la Guerra dei contadini del 1525, la grotta offrì sicuro rifugio ad alcuni membri dell’entourage vescovile, ma già nel secolo successivo le cronache attestano che il sito fosse ormai da tempo abbandonato e in rovina.
Al degrado segnato dal tempo, a metà Ottocento si aggiunsero gli ingenti danni causati da un incendio divampato nel corso di una manifestazione tenutasi all’interno della grotta.

E. POSSENTI, G. GENTILINI, W. LANDI, M. CUNACCIA (a cura di), Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, pp. 358-362. Mantova 2013.
G. M. TABARELLI, Castelli in grotta nel Trentino e in Alto Adige, in Studi Trentini di Scienze Storiche LXX, sez. II-1, 1991, pp. 17-49.
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